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giovedì 24 aprile 2008

Toxoplasmosi in gravidanza

La Toxoplasmosi

Sintomi e cura




La toxoplasmosi è una malattia causata da un parassita chiamato Toxoplasma Gondii, che è diffuso in tutto il mondo e che infetta numerose specie di animali a sangue caldo. In particolare è il gatto che, eliminando il parassita con le feci, contamina il terreno e altre specie animali quali il vitello, il maiale, la pecora. L'uomo si infetta consumando carni poco cotte o crude, o ingerendo verdura o frutta non lavata. La toxoplasmosi è solitamente una malattia che può passare inosservata (asintomatica) o che manifestarsi con scarsi sintomi quali febbre, malessere generale, ingrossamento dei linfonodi del collo, dolori muscolari e mal di gola. Di regola, guarisce spontaneamente.

La toxoplasmosi può invece diventare pericolosa nel caso si trasmetta al feto: in tale circostanza la malattia si esprime con aspetti molteplici.
Le forme gravi di toxoplasmosi congenita sono rare e danno interessamento neurologico (anomalie del cranio, convulsioni, calcificazioni intracraniche), oculare (infiammazione della retina e di altre strutture dell'occhio, strabismo, cataratta, atrofia del nervo ottico ecc.), ingrossamento del fegato e della milza, anemia, ittero, polmonite, febbre, manifestazioni cutanee, diminuzione del numero delle piastrine, aborto spontaneo, parto prematuro. La maggior parte delle forme contratte in gravidanza è invece asintomatica o poco sintomatica, ma le conseguenze dell'infezione possono rendersi evidenti dopo diversi anni dalla nascita e si manifestano con ritardo mentale, difficoltà di apprendimento, disturbi visivi o cecità.

La probabilità che il feto contragga l'infezione aumentano con il procedere della gravidanza: si passa dal 15% di possibilità nel primo trimestre, al 30% nel secondo, al 60% negli ultimi tre mesi fino ad arrivare ad oltre il 90% in prossimità del parto. Al contrario, gli eventuali danni al feto sono più gravi se il contagio si verifica nei primi mesi di gestazione.

La prevenzione dell'infezione congenita da Toxoplasma consiste nel tenere controllato il titolo anticorpale durante tutta la gravidanza, ogni 2-3 mesi, (ovviamente nelle gestanti che risultano sieronegative all'inizio della gestazione, perché quelle che hanno già avuto la malattia in passato non hanno alcuna possibilità di contrarla nuovamente in gravidanza) e nel rispettare alcune restrizioni dietetiche ed abitudinarie quali l'esclusione della carne cruda o poco cotta e degli insaccati, il lavaggio molto accurato della frutta e della verdura, l'uso di guanti per il giardinaggio, l'evitare il contatto con le feci dei gatti. Da ricordare inoltre che le larve del Toxoplasma Gondii non resistono alle alte temperature per cui cucinare i cibi nel forno a microonde garantisce la loro morte.

La diagnosi deve essere rapida e la terapia instaurata precocemente, nonostante alcuni studi dimostrino che, anche in caso di un trattamento materno tempestivo, la trasmissione del Toxoplasma per via placentare e la conseguente infezione del feto avverrebbero lo stesso in una certa percentuale dei casi. I bambini asintomatici ma con un'evidenza sierologica di infezione contratta in gravidanza vanno controllati anche dopo il primo anno di vita con una visita oculistica e neurologica annuale per almeno una decina di anni.

martedì 22 aprile 2008

L'acido folico in Gravidanza


acido folico
L’acido folico (folato), è la vitamina B9. Non viene prodotto dall’organismo ma deve essere assunto con il cibo e dalla flora batterica intestinale, e il fabbisogno quotidiano in condizioni normali è di circa 0,2 mg. Negli ultimi decenni, l’acido folico è stato riconosciuto come essenziale nella prevenzione delle malformazioni neonatali, particolarmente di quelle a carico del tubo neurale, che si possono originare nelle prime fasi dello sviluppo embrionale. Durante la gravidanza, quindi, il fabbisogno di folato si raddoppia a 0,4 mg perché il feto utilizza le riserve materne.Anche se il suo ruolo non è conosciuto nei dettagli, infatti, la vitamina B9 è essenziale per la sintesi del DNA e delle proteine e per la formazione dell’emoglobina, ed è particolarmente importante per i tessuti che vanno incontro a processi di proliferazione e differenziazione, come, appunto, i tessuti embrionali.L’acido folico, tuttavia, contribuisce anche a prevenire altre situazioni di rischio alla salute. La sua presenza abbassa i livelli dell’aminoacido omocisteina, associato al rischio di malattie cardiovascolari e infarti, anche se non si può al momento stabilire una associazione diretta tra assunzione di folati e riduzione del rischio cardiaco. Inoltre, sembra giocare un ruolo, non ancora ben chiarito, nella prevenzione di altri difetti e malformazioni congenite, come la labiopalatoschisi e alcuni difetti cardiaci congeniti.Effetti della carenza di acido folicoLa carenza di acido folico nelle prime fasi della gravidanza aumenta fortemente il rischio di malformazione del feto, in particolare di difetti del tubo neurale (DTN) associati a spina bifida o anencefalia. In generale, una carenza di folati può dare luogo con più facilità a esiti avversi (ritardo di crescita intrauterina, parto prematuro, lesioni placentari..).Negli adulti, la carenza di acido folico può manifestarsi con l'anemia megaloblastica. Inoltre, è spesso associata a carenze di altri oligonutrienti (zinco, vitamina B12) che sono, a loro volta, ulteriori fattori di rischio teratogeno (ad es., difetti del tubo neurale). Una riduzione dell'assorbimento di acido folico, e/o un conseguente aumento del fabbisogno, possono derivare anche dall'assunzione di alcuni farmaci (barbiturici, estroprogestinici), da un elevato consumo di alcol, dal diabete mellito insulino-dipendente, dalla celiachia, o da alcune specifiche varianti di geni coinvolti nel metabolismo dei folati (metilene-tetraidrofolato-reduttasi, recettore dei folati).Se le donne in età fertile presentano uno di questi fattori di rischio, quindi, è necessario che assumano con particolare attenzione la vitamina nel periodo periconcezionale. Le donne che rientrano in gruppi ad alto rischio (quelle che presentano una certa familiarità con malattie del tubo neurale, o che hanno avuto una precedente gravidanza con un DTN, o che sono affette da diabete mellito, obesità o epilessia) dovrebbero essere monitorate con particolare cura dagli operatori sanitari in quanto potrebbero necessitare di quantità maggiori di acido folico.

I difetti del tubo neurale (DTN)
Il tubo neurale è quella parte del feto che si sviluppa per formare il cervello, la scatola cranica e la spina dorsale. Quando il tubo neurale non si chiude correttamente e completamente durante le prime settimane di gravidanza, il bambino sviluppa gravi malformazioni congenite come la spina bifida e l’anencefalia. La maggior parte di queste condizioni sono multifattoriali e risultano quindi dalla combinazione di elementi genetici e ambientali. Non è possibile prevedere se una donna avrà una gravidanza affetta da DTN, dato che il 95 per cento delle malformazioni si presentano in bambini nati da donne senza alcuna familiarità con queste condizioni.La spina bifida è il più frequente DTN, dovuta a una incompleta chiusura della parte inferiore del tubo neurale. La spina bifida comporta conseguenze anche molto diverse, che vanno da problemi che possono essere corretti con interventi chirurgici a gravi disabilità fisiche e mentali. In questo secondo caso, si possono verificare paralisi degli arti inferiori, difficoltà di controllo degli organi interni (intestino e vescica), difficoltà nello sviluppo e apprendimento e ritardo mentale, talvolta idrocefalia. L’80-90 per cento dei bambini con spina bifida sopravvivono fino all’età adulta.L’anencefalia è una condizione in cui il cervello si sviluppa in modo incompleto o non si sviluppa affatto in seguito alla incompleta chiusura della parte superiore del tubo neurale. I bambini con anencefalia muoiono prima della nascita o subito dopo.

Quando e come va assunto l’acido folico
Il tubo neurale si chiude entro 30 giorni dal concepimento (tra il 17esimo e il 29esimo giorno tipicamente), quando la donna spesso non sa ancora di essere incinta. Data l’importanza dell’acido folico in questa fase, tutte le donne che programmano una gravidanza o che semplicemente sono in fase riproduttiva e non applicano misure anticoncezionali dovrebbero assumere acido folico giornalmente, sia tramite la dieta che con integratori. In una ipotesi minima, l’assunzione dovrebbe avvenire regolarmente perlomeno nel mese precedente il concepimento e per i primi tre mesi di gravidanza. Secondo un dato dei CDC americani, l’assunzione di acido folico può prevenire dal 50 al 70 per cento di alcuni tipi di malformazioni.Data la difficoltà a soddisfare il fabbisogno minimo con la sola alimentazione durante la gravidanza, gli esperti raccomandano di agire su tre fronti allo stesso tempo: una dieta ricca di acido folico, l’uso di alimenti fortificati e l’assunzione quotidiana di integratori di acido folico.Una dieta ricca di acido folicoL’acido folico si trova in abbondanza in alcuni alimenti come le verdure a foglia verde (spinaci, broccoli, asparagi, lattuga), le arance (e il succo di arancia dal concentrato), i legumi, i cereali, frutta come limoni, kiwi e fragole, e nel fegato. Il processo di cottura però distrugge la grande maggioranza di folato presente nei cibi.Alimenti fortificatiSono pochi i cereali che contengono acido folico in quantità tali da soddisfare con una singola razione il fabbisogno quotidiano. Nel 1998 la Food and Drug Administration (l’organismo federale statunitense per la sorveglianza sui farmaci e sugli alimenti) ha disposto l’aggiunta di acido folico a tutti i cereali ‘fortificati’ nella misura di 0,14 mg per 100 grammi di prodotto in granella. Sono così acquistabili sul mercato americano alimenti fortificati come la farina, il pane, il riso e altri prodotti a base di cereali. In Italia, non esiste l’obbligo di produzione di alimenti fortificati, ma esiste solo una fortificazione volontaria adottata da alcune industrie alimentari. Sono quindi presenti sul nostro mercato solo alcuni alimenti fortificati come cereali da colazione prodotti da industrie multinazionali, succhi di frutta, un latte speciale UHT e pochi altri prodotti.Assunzione di un integratoreOgni giorno, una donna in età fertile che preveda o perlomeno non escluda una gravidanza, dovrebbe assumere una pastiglia contenente 0,4 mg di acido folico. In alternativa, è possibile assumere una pastiglia da 0,5 mg ogni secondo giorno. Gli integratori di acido folico sono in vendita in tutte le farmacie e possono facilmente essere acquistati dietro presentazione di ricetta medica. E’ importante attenersi alle quantità indicate, perché un eccesso di vitamine (soprattutto se si assumono i complessi multivitaminici) può causare altri danni (un eccesso di vitamina A può dare luogo ad altri difetti di nascita, e la dose giornaliera consigliata è di 3000 UI). Sembra invece superato il problema per cui un eccesso di acido folico può mascherare una carenza di vitamina B12 che comporta una forma rara di anemia: sono infatti disponibili altri test che permettono di valutare rapidamente i livelli di B12 indipendentemente dalla presenza di folati.Nonostante la dose raccomandata sia di 0,4 mg di acido folico al giorno, uno studio pubblicato su The Lancet nel 2001 stima che un aumento di questa dose fino a 5 mg al giorno avrebbe effetti anche più incisivi nella riduzione del rischio di DTN.

domenica 20 aprile 2008

COMBATTERE LA NAUSEA



Nei primi mesi è molto comune, ma con qualche accorgimento può essere tenuta sotto controllo
Nausea e vomito sono due tra i sintomi più comuni della gravidanza, ne soffre infatti il 90% delle future mamme. Per alcune donne la nausea è, addirittura, il primo segnale della gravidanza, avvertito ancora prima del primo salto mestruale. In linea di massima si tratta di disturbi che si risolvono da soli nei primi tre mesi di gestazione. Il vomito, che di solito si verifica la mattina, cessa di solito tra la dodicesima e quattordicesima settimana di gestazione, ma nulla impedisce che si protragga più a lungo, e può ripresentarsi nelle ultime settimane prima del parto. Le cause più comuni Non c’è un motivo semplice ed unico che spieghi il perché della nausea e del vomito in gravidanza. I mutamenti ormonali all’inizio della gestazione possono essere in parte responsabili. La prima imputata è l’Hcg o gonadotropina corionica, un ormone prodotto in gravidanza dal corpo luteo, un piccolo organo “provvisorio” che si forma all’interno delle ovaie a concepimento avvenuto. Quest’ormone raggiunge la massima produzione tra la 5^ e la 14^ settimana (periodo nel quale è maggiormente intenso il disturbo delle nausee). Dopo questa fase, la placenta si impianta bene e l’organismo materno tende ad abituarsi definitivamente alla nuova condizione. Nausea e vomito sono quindi i segnali più evidenti della difficoltà di “accoglienza” a cui va incontro l’organismo materno all’insediamento dell’ovulo e allo sviluppo della placenta. Nel corpo della donna si attua un processo di difesa immunitaria che altera il metabolismo dei cibi e provoca una maggiore secrezione dei succhi gastrici. E’ questa sensibilità maggiore che provoca quel profondo senso di fastidio, accompagnato da un vero e proprio malessere. Se la nausea compare negli ultimi mesi di gravidanza, spesso associata a bruciori di stomaco, è causata dalla pressione dell’utero ingrossato che comprime lo stomaco e provoca rigurgiti acidi. La nausea è dovuta al fatto che i succhi gastrici e i cibi ingeriti risalgono verso l’esofago. Oltre a questi motivi, non si può escludere la responsabilità di fattori emotivi. A volte, infatti, la nausea è sintomo esteriore di un malessere psicologico, di paura inconscia della gravidanza, che possono incidere sul sistema neurovegetativo, quella parte del sistema nervoso che presiede a funzioni come la digestione e la respirazione. E’ normale essere sconcertate di fronte a quella grande incognita che rappresenta un bambino, l’importante però è prendere coscienza di queste paure e parlare dei vostri pensieri con tutti quelli che possono aiutarvi. Scoprirete che questa paura che voi sentite solo vostra è più diffusa di quanto crediate! I trucchi per combatterla La maggioranza dei casi di vomito in gravidanza non richiede particolari cure mediche. Anche se per voi sono un grande fastidio, nausea e vomito non provocano danni e conseguenze per il bambino, che nei primi tre mesi attinge direttamente alle riserve della mamma accumulate prima dell’inizio della gravidanza, e non risente nemmeno di un suo mancato aumento di peso. Se la nausea e il vomito vi debilitano ci sono diversi provvedimenti che potete prendere.
Prestate una maggiore attenzione a ciò che mangiate.
Evitate gli alimenti raffinati, fritti e speziati, l’alcol e il caffè.
Se la nausea compare al mattino, quando lo stomaco è vuoto e il livello degli zuccheri nel sangue è più basso, è bene mangiare qualcosa a letto prima di alzarsi. Mangiate qualcosa di asciutto per assorbire al massimo le secrezioni dei succhi gastrici: andranno benissimo nocciole, crackers o biscotti con marmellata o miele, vietati invece caffè, tè o spremute di agrumi che aumentano l’acidità.
Mangiate poco e spesso. Durante il giorno evitate i pasti unici e abbondanti e consumate anche 6 o 7 spuntini, a base di cibi secchi, o di frutta e verdura, e in genere di tutti quegli alimenti che tengono lo stomaco costantemente pieno, ma non troppo impegnato a produrre succhi gastrici.
Smettete di fumare. Le mamme fumatrici, o che vivono in ambienti con fumatori, sono molto più soggette a soffrire di nausea e vomito delle altre.
Per vincere la nausea è bene affidarsi ai propri gusti personali, senza sforzarsi di mangiare cibi non graditi nella convinzione che facciano bene. Quello che importa è che l’alimentazione sia varia ed equilibrata.
Se la nausea si accentua sotto lo stimolo di alcuni odori, cercate di stare alla larga dalla cucina. La tempesta ormonale che avviene durante i nove mesi, infatti, acuisce il senso dell’olfatto favorendo una particolare repulsione per certi cibi o bevande, di cui magari in precedenza si era ghiotte, provocando un improvviso attacco di nausea.
Le medicine contro il vomito sono ormai poco usate, ma se nulla riesce a fermare i sintomi può darsi che il medico ve ne prescriva una. I rischi per il bambino sono minimi specialmente dopo la decima settimana. Se la futura mamma soffre di attacchi di vomito subito dopo i pasti (che impediscono l’assimilazione degli alimenti), o se gli attacchi si ripetono più volte nel corso della giornata, è bene informare il ginecologo. Può trattarsi infatti di iperemesi gravidica, un disturbo che può provocare un calo eccessivo di peso, scarsa idratazione, cali di pressione, per cui può essere necessario il ricovero in ospedale, dove verrà praticata una fleboclisi. Le cause dell’iperemesi andrebbero comunque trattate con una psicoterapia. Spesso infatti sono relegate nell’inconscio e solo un terapeuta esperto è in grado di arrivare alla radice del problema.

da GuidaGenitori di Angelo Salini

Il tuo corpo nei primi tre mesi di gravidanza

Anche se niente si vede all’esterno, il primo trimestre è la fase più importante per il successivo proseguimento della gravidanza.Ancora prima del ritardo mestruale e del test di gravidanza positivo gli ormoni, soprattutto estrogeni e progesterone, aumentano portando i primi mutamenti del corpo. È soltanto con il salto del ciclo che iniziano i primi segni visibili insieme all’aumento del seno, alla nausea, ai cambiamenti della sensibilità al gusto ed all’olfatto. Verso la sesta-ottava settimana l’utero aumenta di volume, la vagina e la vulva appaiono soffici. Intorno alla decima inizierà ad aumentare il peso, i seni si appesantiscono e crescono danno sensazione di tensione, aumenta il volume del sangue, cuore e polmoni devono lavorare di più, c’è molto stimolo a urinare e la nausea si attenuerà soltanto verso la fine di questo trimestre. Potrebbero comparire stitichezza e frequenti doloretti simil mestruali. Aumenta la voglia di dormire e se nausea e vomito non sono intensi aumenta l’appetito. Si abbassa la pressione ed aumentano i battiti cardiaci.Potrebbero presentarsi piccole perdite di sangue ma non sempre sono segno di minaccia di aborto, avvertite comunque il vostro ginecologo. Se è vero che nel primo trimestre vi è il maggior rischio di aborto spontaneo è anche vero che questo può avvenire anche senza alcun sintomo e che spesso la causa rimane sconosciuta. L’incidenza diminuisce notevolmente nel secondo e nel terzo trimestre.
Evitate radiografie o eseguitele proteggendo l’addome, da non usare i mezzi di contrasto. È bene evitare quanto possibile esposizione allo smog ed evitare o ridurre fumo, alcool, eccessi alimentari. Sono nocivi anche i collanti ed in genere gli ambienti fumosi, la nicotina può causare invecchiamento precoce della placenta e basso peso alla nascita. L’alcool (non certo un bicchiere di vino ai pasti o una birra) può creare malformazioni fetali. Sono da evitare nel limite del possibile i farmaci ma non è vero che in gravidanza non si può assumere niente, parlatene con il vostro ginecologo. Non è vero che non si possono effettuare cure odontoiatriche, è sufficiente che venga usata una anestesia senza adrenalina e antibiotici particolari.
Nel primo trimestre sono frequenti nausea vomito e difficoltà digestive (queste anche nel resto della gravidanza); controllateli, se non gravi o particolarmente intensi, con piccoli e frequenti pasti leggeri e semplici presidi medici. Nel primo trimestre e per tutta la gravidanza vi verrà consigliata l’assunzione di acido folico per evitare malformazioni quali la spina bifida, nel feto.
da PIANETAMAMMA

venerdì 18 aprile 2008

Il bello di diventare mamme



Questo e' il mio primo Blog e lo dedico a mia moglie Alexandra che all'inizio di dicembre mettera' al mondo...il nostro secondo BEBE'...dopo quel faditico 26 settembre 2006, giorno in cui e' nata la nostra piccola Alessia.

Dunque Mamme e Papa' o come si dice quì in Toscana (Babbi) mettiamo tutte le nostre esperienze su quesi fatidici 9 mesi.

Buon :-) 9 mesi a tutti....